Utili nemici by Noel Malcolm

Utili nemici by Noel Malcolm

autore:Noel Malcolm [Malcolm, Noel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2020-10-13T00:00:00+00:00


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Usi critici e radicali dell’Islam I

Da Vanini a Toland

L’opera di Francis Osborne offre un esempio di come uno scrittore moderno usasse l’Islam (nel modo in cui lo intendeva) per sondare e criticare la natura della propria società. Non fu l’unico: c’era chi esprimeva la sua critica attraverso la lente dei modelli più diffusi e chi lo faceva in modo radicale con implicazioni più o meno involontarie, anche se in certi casi l’intenzione era deliberatamente provocatoria.

Nella sua forma più semplice, la critica mossa alla cultura occidentale non era altro che una mera denuncia finalizzata a rafforzare i valori che i lettori cristiani accettavano in via teorica, ma che non erano in grado di applicare nella prassi quotidiana. L’esempio principale era costituito dalla lode per la pietà e la devozione dei musulmani, qualità già sottolineate in passato da Riccoldo da Monte Croce e Giorgio d’Ungheria. L’argomento era rimasto sempre in auge; Busbecq descrisse con ammirazione la profonda «solennità e dedizione» dei musulmani in preghiera e Postel affermò che chiunque fosse «stato testimone della loro modestia, del loro silenzio e della loro riverenza all’interno delle moschee o durante gli incontri di preghiera dovrebbe vergognarsi nel vedere che le nostre chiese si sono ridotte a luoghi per chiacchierare, bighellonare e fare affari come in un covo di ladri». I viaggiatori riferivano che ai non musulmani non era consentito assistere alle preghiere all’interno di una moschea e ci si potrebbe chiedere fino che punto questo tipo di commento potesse riflettere un’esperienza di prima mano.1 Per un osservatore esterno non era del tutto impossibile imbattersi in uomini in preghiera nel cortile di una moschea o in molte altre prove della devozione musulmana nella società ottomana. Gli scrittori del XVII secolo, cattolici e protestanti, continuarono a tornare sull’argomento. Jean Thévenot scrisse che «non li vedi mai chiacchierare o scherzare nelle loro moschee, dove si comportano sempre con grande rispetto e, per quanto riguarda la devozione, di certo hanno molto da insegnarci». Nel 1678 anche il cappellano anglicano Thomas Smith, che non aveva quasi nulla di buono da dire sugli ottomani, si sentì in dovere di ammettere che c’era «una grande parvenza di devozione nelle loro chiese», mentre descriveva le preghiere serali durante il Ramadan alla Yeni Cami di Istanbul (frequentata da più di 2000 persone), dove «una volta superata l’Antiporta, e fatto qualche passo avanti, non sentivo il minimo rumore. Niente tosse né sputi, nessun andirivieni disordinato, niente scambi di occhiate né discorsi futili, nessuna traccia di irriverenza o negligenza».2

Le critiche più complesse derivavano invece dalle argomentazioni usate all’interno delle diverse confessioni religiose dove i cattolici accusavano i protestanti di essere degli pseudo-musulmani e viceversa. Un esempio interessante in proposito fu quello del nobile boemo Václav Budovec z Budova, che trascorse gli anni tra il 1577 e il 1581 a Istanbul in qualità di cancelliere dell’ambasciatore imperiale e che in seguito pubblicò una confutazione del Corano (Antialkorán, 1614) e un testo teologico contro i musulmani e i sociniani (Circulus horologi, 1616).3 In quest’ultima opera l’attenzione si concentrava



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